Il Karma, la sofferenza e…sedicenti personaggi

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Mi è capitato di leggere proprio di recente, alcune affermazioni sul karma e la sofferenza di un sedicente personaggio che vende corsi saporiti (almeno qualche qualità l’ha sviluppata), con delle premesse alquanto confuse e strampalate. Così, prendendo spunto da questo fatto (non sarà il solo immagino), ho sentito di dover scrivere un post a riguardo per fare un po’ di chiarezza sulle tante voci e inesattezze che girano su questi due temi e anche per metterti in guardia da alcune dinamiche.

“Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie, ma per quelli che osservano senza dire nulla.” – Albert Einstein

Forse a qualcuno non piacerà, quello che sto per dire, ma a volte è opportuno e doveroso anche essere chiari, forti e schietti, qualità queste, che alcuni sembrano non concepire proprio come spirituali, come se la persona spirituale debba avere certi deficit, rispetto alle persone che vengono giudicate da essi (guarda caso) meno evolute, come se le persone spirituali o “evolute” debbano essere sempre accondiscendenti su tutto, col sorriso stampato in bocca di fronte a qualsiasi situazione e a tutti, dicendo “si hai ragione” come modello di vita (vi assicuro ho letto anche questo!), quando invece basta vedere la vita di Gesù per capire come le cose non stanno esattamente così, a meno che Gesù non frustasse gente e ribaltasse tavoli pur dicendo “si hai ragione” col sorriso in bocca! (“Sia invece il vostro parlare si, si; no, no“, Mt. 5,37”, da notare che si può dire anche “no” se si è spirituali…e Gesù era uno che a spiritualità se la cavava!).
A volte è fondamentale, anche dal punto di vista karmico (! visto che parliamo di questo tema), dire ciò che si pensa e si sente, indipendentemente dalle conseguenze e dal fatto che questo potrebbe non piacere a qualcuno…non a caso

Karma etimologicamente, dal sanscrito, significa azione.

Cercherò di farla il più semplice possibile, per spiegarti la legge del karma.

Esiste una legge universale, a cui gli indiani fanno riferimento con legge del karma, che afferma in sostanza questo: quello che semini raccogli.

E’ una legge di causa-effetto, è il “date e vi sarà dato” di Gesù, che ovviamente vale anche nella polarità negativa, come si deduce ad esempio nella parabola del servo spietato (Mt. 18.23).
E fin qui, da quanto mi capita di sentire in giro, ai vari corsi, seminari o parlando con la gente, bene o male devo dire che questo concetto è chiaro.
Il problema è un altro ed è un po’ più sottile, per cui attento ai prossimi passaggi.

“Se l’unico strumento che hai in mano è un martello, ogni cosa inizierà a sembrarti un chiodo” – Abraham Maslow

Ora, se l’unico strumento che si ha a disposizione per interpretare la sofferenza del genere umano è la legge del karma, allora diventa ovvio dedurre (erroneamente!) che qualsiasi sofferenza proviene da una tua precedente azione “sbagliata”, e quindi “è colpa tua se soffri!“.
Ecco, il fatto è che le cose non stanno esattamente così. A volte, può essere perfino merito tuo se soffri! Calmo, non ti emozionare troppo ora, non dicevo a te 🙂 parlavo alla tua anima, non a te personalità.
Sono ironico fino a un certo punto…e pian piano, se avrai voglia di continuare a leggere questo lungo post, mi auguro che tu stesso possa farti un’idea di ciò che sto dicendo.

Mi servirò anche di alcuni passi di un maestro orientale, poi di Gesù, di Jung e di un paio di storie di persone viventi (tra le tante) di cui ti posterò dei video, in modo che possa percepire interiormente che anime potrebbero essere e se potrebbe essere il karma il motivo per cui hanno sofferto, o se forse si tratta di altro…e cosa potrebbe essere questo “altro“.

Il punto da mettere bene a fuoco sulla legge del karma dove si incappa spesso in implicazioni errate sta tutto qui:

è vero che azioni di un certo tipo fatte con un certo stato interiore generano prima o poi sofferenza in chi le compie, ma non è sempre vero il viceversa, e cioè, non è vero che dovunque ci sia sofferenza, questa sia SEMPRE dovuta ad un’azione “sbagliata” nel passato.

La sofferenza può avere molte cause, non solo quella del karma.

Intanto mi rifaccio qui di seguito a Sri Aurobindo, un grande maestro indiano, così da non far torto alle origini della parola karma.

Gran parte della difficoltà che questi problemi presentano, – penso in modo particolare a ciò che sembra una contraddizione inspiegabile -, sorge dal fatto che il problema stesso è posto male. 

Prendete la concezione popolare della reincarnazione e del karma: si basa sulla semplice supposizione mentale secondo cui le operazioni della Natura dovrebbero essere morali e procedere secondo una moralità precisa, conforme a un’equa giustizia, ossia a una legge scrupolosa e persino matematica che stabilisce la ricompensa e la punizione, o a ogni modo i cui effetti corrispondono a ciò che la concezione umana ritiene sia giusto. Ma la Natura non si basa sulla morale: usa alla rinfusa forze e processi morali, immorali e amorali per portare a termine il suo compito.

Nel suo aspetto esteriore, la Natura non sembra preoccuparsi di altro se non di compiere ciò che va compiuto, oppure di creare le condizioni per offrire un’ingegnosa varietà al gioco della vita.

Nel suo aspetto più profondo, quale Potere spirituale cosciente, la Natura si occupa della crescita, mediante l’esperienza, delle anime di cui è responsabile e del loro sviluppo spirituale, e queste stesse anime vi hanno voce in capitolo.

Tutta questa brava gente si lamenta e si meraviglia di essere inspiegabilmente l’oggetto, assieme ad altra brava gente, di tali sofferenze e sfortune senza senso. Ma è veramente afflitta da un Potere esteriore o da luna legge karmica meccanica? Non è forse possibile che l’anima stessa – non la mente esteriore, bensì lo spirito interioreabbia accettato e scelto queste cose come parte del proprio sviluppo allo scopo di attraversare rapidamente l’esperienza necessaria per aprirsi un varco, durchhauen, anche a rischio o a costo di una grande rovina per la vita e il corpo esteriori? Per l’anima che cresce, per lo spirito dentro di noi, le difficoltà, gli ostacoli e gli attacchi avversi non possono forse rappresentare mezzi per crescere, per aumentare la propria forza, ampliare la propria esperienza, prepararsi alla vittoria spirituale? Può darsi che tutto si organizzi a questo scopo e non sia una semplice questione di tot sterline, scellini e pence in una distribuzione di premi o di disgrazie punitive!”

Aurobindo ipotizza chiaramente che lo scopo delle difficoltà che causano sofferenza, possa anche essere quello di sviluppare delle qualità per una vittoria spirituale.
Per fare un esempio banale, se vieni al mondo con delle qualità, e con una certa forza che ti permette di scavalcare un muretto alto un metro e mezzo a mani nude, e la vita ti mette di fronte un muro (ostacolo) alto due metri su cui sbatti sempre (e soffri), questo può essere affinché tu sviluppi più muscoli e finalmente riuscirai a scavalcare quel muro. Nota bene che la persona che si trova poi dall’altra parte del muro, è diventata una persona diversa di quella che stava al di qua, prima di scavalcarlo. E’ cresciuta, potremmo dire che si è evoluta maggiormente. Gli ostacoli e la sofferenza hanno questo potere. La persona, una volta che li ha superati, è una persona nuova, non è più la stessa e non potrà mai più esserlo, per l’eternità.

Pensa poi al caso di Gesù, secondo te ha fatto quella vita per karma? L’ha fatta perché chissà quante ne aveva combinate nelle vite precedenti, o per una missione? Per “compiere l’opera del Padre suo” come disse lui?
Pensaci, anche alla luce del seguente passo:

“Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno. Ma Pietro lo trasse in disparte e cominciò a protestare dicendo: «Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».  (Mt. 16,21-23)

Gesù era ben consapevole del suo compito, della sua missione e come dimostra anche il testo citato, ha scelto di andare incontro alla sofferenza pur di portare a termine il suo compito. Sapendo ciò che lo attendeva a Gerusalemme, avrebbe anche potuto andare da un’altra parte, rifuggire la sua missione.

Pensare a come rifuggire la sofferenza sempre e comunque, fosse anche grazie a tecniche meditative, olistiche, o in qualsiasi altro modo, è pensare secondo gli uomini e non secondo Dio.

Altro caso interessante, in cui Gesù parla più chiaramente:

“Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio” (Gv. 9,1-3)

Gesù ci dice chiaramente che la condizione di cecità di quell’uomo (n.b. sin dalla nascita), nel suo caso, non ha come causa né i suoi peccati né quelli dei suoi genitori, non è collegata quindi ad alcuno “sbaglio“, ad alcun “errore“, ad alcun “peccato“, ma ha a che fare con il manifestarsi in lui delle opere di Dio.

Passiamo ad un altro esempio. Mi rifaccio ora a Jung, (uno che di esoterismo e religioni se ne intendeva non poco) e a quanto egli afferma a proposito della nevrosi (inutile dire che la nevrosi implica sofferenza):

La nevrosi è un tentativo, talvolta pagato a caro prezzo, di sfuggire alla voce interiore e quindi alla
 propria vocazione […]. Dietro la perversione nevrotica si cela la vocazione dell’individuo, il suo destino, che è crescita della personalità, piena restaurazione della volontà di vivere, che è nata con l’individuo. Nevrotico è l’uomo che ha perso l’amor fati; colui, invero, che ha fallito la sua vocazione […] ha mancato di realizzare il significato della sua vita”, (C. G. Jung, Lo sviluppo della personalità,1932, XVII, pp. 183-184).

Questo sta a significare che a volte, la sofferenza può essere dovuta non al passato, ma al futuro, cioè al rifiutarsi di andare incontro alla propria vocazione. Può infatti anche essere un segnale, un indicatore del fatto che non stai portando a termine la tua missione, il tuo compito, e tutto questo, capisci bene che non ha nulla a che vedere con ciò che hai combinato nelle tue vite precedenti!
Del fatto che a volte la causa della sofferenza sta nel futuro, ne parlano anche diversi altri maestri, orientali ed occidentali. Solo per farti un paio di nomi: Nisargadatta Maharaj e Gurdjieff.
La legge del karma è una possibilità, ma non è la sola.

Ora voglio rifarmi a un paio di persone viventi: Nick Vujicic e Lizzie Velasquez.
Nei loro video, sforzati di “sentire”, “percepire”, e prova a immaginare la loro missione, sentire tu stesso che anime evolute possano essere queste, e quanto le loro condizioni, molto probabilmente abbiano poco a che fare con gli sbagli/peccati/errori passati ma piuttosto con il “manifestare in loro le opere di Dio” come disse Gesù. Anime che trasmettono una forza, una determinazione e una capacità di attraversare la sofferenza impressionanti, anime che vengono giù in certe condizioni magari per mostrare al mondo che non abbiamo scuse, che se davvero vogliamo essere liberi e felici, possiamo esserlo indipendentemente dalle condizioni di nascita e dagli ostacoli.

Nick Vujicic è un ragazzo australiano, nato senza braccia e senza gambe. Cosa può dare la vita ad un ragazzo senza mani e senza gambe? Cosa si può fare senza braccia e senza gambe? A ragionare secondo la legge del karma, chissà quante deve averne combinate questo! Quali atti, quali peccati, quali sbagli! A ragionare con quella logica, difficile aspettarsi qualcosa di buono da un’anima del genere…
Ebbene oggi è uno speaker motivazionale che parla a migliaia e migliaia di persone, è sposato con una bellissima ragazza, ha un figlio e porta al mondo vita, gioia e trasformazione!
Nessuno con due gambe e due braccia potrebbe fare quello che fa lui, con la stessa energia e la stessa potenza.

Questo un video di un suo discorso:

Voglio postarti anche un breve cortometraggio stupendo, “il circo della farfalla” (è sottotitolato in italiano) in cui lui è l’attore protagonista. Ti invito a vederlo, poiché, oltre ad essere toccante, viene trasmesso un grande insegnamento proprio sulle difficoltà, sulla sofferenza che esse portano con se, e su cosa vi può essere andando oltre.

Su youtube puoi trovare tanti altri bellissimi video su Nick Vujicic.

Ora, secondo te, il suo essere senza braccia e senza gambe, il soffrire all’inizio della sua incarnazione così tanto da tentare il suicidio a 8 anni, può essere dovuto a dei suoi errori passati o piuttosto a una missione scelta dalla sua anima per manifestare le opere di Dio?

Altro esempio di persona vivente che ho scelto, affinché tu stesso possa “sentire” e farti una tua idea su certi temi, è quello di Liz Velasquez, ovvero “la donna più brutta del mondo“.
A riguardo, ti rimando alla lettura di un mio vecchio post, focalizzandoti questa volta però sul karma, sullo scopo della sofferenza e sulla bellezza animica che trasmette Liz, sul messaggio che porta, e sull’opera che in lei si è manifestata.

Cominci a sentire anche tu che forse la sofferenza non è sempre dovuta a errori/peccati/sbagli commessi?
Se si, quando soffri, prova a chiederti cos’è che devi sviluppare, quale qualità, cos’è che devi cambiare, in cos’è che puoi crescere grazie ad essa, o quale potrebbe essere la tua missione, la tua  vocazione che non stai ancora portando a termine anziché vedere la sofferenza unicamente come un qualcosa che devi subire/espiare indipendentemente da tutto e da tutti, così come una povera vittima, perché magari in chissà quale vita hai fatto chissà cosa a chissà chi.
Poi certo…nel caso tuo in particolare che mi stai leggendo, chissà quante ne avrai combinate, se sei finito a leggere il mio blog, e sei arrivato fin qui…tanto bene non stavi messo 🙂 però ecco, se devo parlare anche agli altri, è bene che dico le cose come stanno (ovviamente scherzo!!!)

Ora, lo stesso sedicente personaggio (che ringrazio, poiché mi ha portato a scrivere questo post), nel pubblicizzare i suoi seminari, afferma che la libertà e l’indipendenza non sono descritte in nessun testo e per la prima volta, nel XXI secolo, le spiega lui (che ha ricevuto questi insegnamenti medianicamente)!
Fortuna lui…!!!

“Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv. 8,32)

Gesù appunto (quindi il cristianesimo), parlava di liberazione, l’induismo di Samadhi, il jainismo, il sikismo di Moksha, il buddismo di Nrivana (e tante altre!), tutte parole che stanno a significare liberazione, e non solo…
Chi glielo spiega a questo signore (e a chi come lui) che tutta la psicologia, la filosofia, i testi sacri, religiosi, trattano, spiegano e hanno come obiettivo e conseguenza, ANCHE la libertà e l’indipendenza?

Invito pertanto a chi ha orecchie per intendere, a tenersi alla larga da certi personaggi. A chi non avesse orecchie per intendere evidentemente vi è il bisogno di passare attraverso esperienze particolari, utilissime e di cui esserne grati. Tali esperienze porteranno sicuramente allo sviluppo di qualità, tra le altre, vi sarà sicuramente quella del discernimento.

La Creazione ha una sua perfezione, e anche questi personaggi servono, così come gli errori (da errare = vagare senza saper dove) e l’ignoranza di ognuno di noi. Tutto trova il suo posto nel mondo, ma questo non implica e non deve implicare sempre il mutismo o il non agire di chi sente e vede le cose diversamente, mediante l’indossare la maschera (a volte tanto comoda!) del buonismo spirituale, dietro la quale spesso si nasconde, solo mancanza di coraggio.

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