Come farsi degli amici…e dei nemici

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Si stava svolgendo un corso su “Come farsi degli amici e influenzare gli altri“.
Un giovane uomo d’affari spiegava alla classe come aveva applicato tutti i principi appresi in un incontro con un possibile cliente.
La cosa aveva funzionato a meraviglia, o quasi!

Ho fatto tutto quello che mi è stato detto di fare“, aggiunse.
Ho cominciato col salutarlo calorosamente, poi gli ho sorriso e ho chiesto di parlarmi di lui. 
Ho prestato la massima attenzione a ciò che diceva. Mi sono sforzato in tutti i modi di accettare le sue opinioni e ogni tanto dicevo che era proprio una brava persona. 
Egli è andato avanti a parlare per oltre un’ora.

E quando finalmente si è congedato sapevo che mi ero fatto un amico per sempre.”

Gli allievi applaudirono educatamente.

Quando gli applausi furono terminati, l’oratore esclamò con trasporto:
Ma, ragazzi, che nemico si è fatto lui!!!”

Tratta da “La preghiera della rana” di A. De Mello.

Questa storiella porta in modo divertente l’attenzione su alcune delle conseguenze negative dell’usare delle strategie per piacere o per ottenere qualcosa dagli altri, perdendo così se stessi e il proprio benessere. Nei miei corsi sulla comunicazione assertiva, parlo molto di autenticità e della sua importanza.
L’assertività infatti non ha nulla a che vedere con delle strategie, con il persuadere e l’ottenere di più dagli altri o con l’essere carini ed educati.

Mi capita di vedere delle persone – in particolare in gruppi che si autodefiniscono “spirituali” – fare meravigliosi e stupendi complimenti al primo sconosciuto che capita (“sei proprio una bellissima anima!“, “sei una persona stupenda!“). Compiacere a oltranza, sempre e comunque, per apparire magari elevati, spirituali, di cuore, o solo per essere più facilmente accettati e apprezzati e poi finire puntualmente nel provare rancore, irriconoscenza e altri sentimenti negativi proprio verso la persona che prima si lodava con tanta enfasi e sorriso a trentadue denti.

Prima di pensare di rinunciare alla tua autenticità, ti invito a riflettere su ciò a cui andrai incontro: menzogna e sofferenza.

Spiritualità va a braccetto con Verità. Quale verità? La tua.
E quando si ricerca la verità dietro ogni gesto, comportamento, azione, il risultato è l’integrità, un senso di benessere interno e libertà che nessuna strategia, tecnica o maestro può darti.

Riflettiamo un attimo insieme su quello che potrebbe accaderti in entrambi i casi – autenticità e inautenticità – in termini di apprezzamento e giudizio degli altri.

Quando sei autentico:
– potresti piacere
– potresti non piacere.

Quando non sei autentico e indossi una maschera:
la tua maschera (non tu!) potrebbe piacere
la tua maschera potrebbe non piacere
– potrebbe non piacere il fatto che indossi una maschera, qualunque essa sia.

Inoltre, dove sei tu quando il tuo comportamento non è autentico?

Quando sei autentico, sei tu che potresti piacere o non piacere, mentre quando non sei autentico, anche nella migliore delle ipotesi, non sei mai tu a piacere ma al più, se va bene – perché non è affatto detto! – sarebbe la tua maschera!
Se ti permettessi di essere onesto con te stesso, dentro di te, in cuor tuo, lo sapresti che quegli apprezzamenti non sono rivolti a te, a come sei veramente, a quello che pensi, perché tu sai che stai recitando una parte.
Questa menzogna porta con sé una serie di sensazioni ed emozioni spiacevoli, nonché delle conseguenze nel tuo comportamento non verbale e paraverbale privandolo di efficacia.
Nell’inautenticità, potresti anche avere intorno a te tutte le persone del mondo e allo stesso tempo sentirti solo, triste e non amato. L’amore degli altri, non è rivolto a te ma alla tua maschera. Tu sei assente, il nulla, non pervenuto.

Quando scegli di non essere autentico manca un sostanziale ingrediente nella relazione: la vita.
Non c’è in questo caso infatti un reale contatto tra le due parti, uno scambio vero e nutriente ma solo una sterile recita insieme alla fatica che questo comporta.

Sii consapevole che quando scegli di non essere autentico, stai privando gli altri della possibilità di incontrarti, conoscerti, apprezzarti e più in generale di entrare in contatto con te. Allo stesso modo ti stai precludendo esattamente le stesse possibilità. Qualunque cosa tu faccia in modo inautentico infatti, non avrai mai la possibilità di essere davvero apprezzato e non sarai mai davvero in contatto con gli altri anche se comunicate tutto il giorno, tutti i giorni! Rimarrai comunque una persona estranea e tale ti sentirai (vale anche nella coppia!).

Ovviamente essere autentici ha un prezzo: il rischio non essere apprezzato, accettato, amato.
Voglio però ripetere ancora una volta, perché è bene che tu ne sia consapevole, che questo rischio è presente anche quando scegli di non essere autentico. Per di più, alcune persone potrebbero percepire la tua non autenticità e non amarla, in qualunque forma essa si manifesti, fosse anche la più dolce, tenera e amabile del mondo!

Quando si sceglie l’autenticità, anche nei casi in cui non si è apprezzati, solitamente si sperimenta che il dispiacere e/o la frustrazione del non essere apprezzati (qualora siano presenti) coesistono con un senso di sicurezza, integrità, forza e libertà a mio avviso ben più preziosi.

Tornando alla storiella iniziale, ti lascio con un paio di domande su cui ti invito a soffermarti:
– come ti sentiresti ad essere circondato da “amici per sempre” che non ti piacciono, ma che amano la tua maschera e ti cercano affinché tu gliela mostri ancora e ancora?
– Come ti senti quando reciti dei ruoli e delle parti pur pensando e sentendo in cuor tuo tutt’altro rispetto a quello che stai esprimendo?

Lascia pure il tuo commento, mi fa piacere sapere cosa ne pensi.

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3 pensieri su “Come farsi degli amici…e dei nemici

  1. Caro Michele ancora una volta hai pizzicato le corde giusto, con questo argomento mi hai confermato quello che ho sempre pensato e metto in atto nella quotidianità, anche se in questa società si collima spesso con molte maschere e quindi si rimane soli. Grazie

  2. Ciao Antonio! Grazie per la tua condivisione. Credo che la solitudine è uno stato da attraversare e con cui imparare a convivere. Ha diversi sapori, quello della libertà, sicurezza e coraggio e insieme può avere anche quello della tristezza.

    Mi hai fatto venire in mente una citazione di U. Galimberti:

    "Nasciamo nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi".

    La solitudine è sicuramente un "prezzo da pagare" per la crescita e l'individuazione.

    Un abbraccio
    Michele

  3. Ognuno porta una maschera stampata sul viso e crede che la sua sia la migliore.
    L'eterno difetto dell'uomo che non riesce a distinguere la realtà fra quello che vede e giudica sino a quello che propone secondo le sue esperienze di vita.

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