L’illusione di amare gli altri più di se stessi – Alcune precisazioni e approfondimenti

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Un mio precedente post molto apprezzato, su Facebook ha anche mosso delle emozioni e riflessioni in qualcuno. 
Questo il testo del post a cui mi riferisco: L’illusione di amare gli altri più di se stessi.

Era ovviamente mia intenzione muovere qualcosa. Ritengo infatti che nessun cambiamento sia possibile senza una destabilizzazione, senza un movimento e mi fa piacere notare che qualcosa il post abbia toccato in qualcuno.
Ringrazio quindi chi ha avuto il coraggio di esporsi nei commenti, anche esprimendo la sua contrarietà, perché questo mi dà modo di dire qualcosa in più sul tema dell’amare il prossimo, di cui evidentemente c’era bisogno.

E’ possibile amare il prossimo più di se stessi senza menzogna e senza recita?
Mi dispiace deludere quanti possano pensarla diversamente, ma, secondo me, come ho scritto nel post precedentemente, non è possibile.
Non è possibile, ci si può solo illudere di farlo.
L’amore con la A maiuscola di cui spesso si parla, a mio avviso, può scaturire solo quando si ama se stessi come il prossimo e il prossimo come se stessi. Senza ingiustizie. Senza squilibri verso una parte o l’altra.
Quando si creano squilibri verso la pecorella, prima o poi esce fuori il lupo, occorre saperlo. Questo era il senso del mio post. Quando mi trovo a dare dare dare, perché devo dare, perché devo amare, perché devo essere in un certo modo, prima o poi finirò per pretendere.

Dando si riceve qualcosa in cambio. Sempre.
Non sto dicendo che quando qualcuno dà lo fa per ricevere. Sto dicendo che se dai, ricevi. Accorgiti.

Questo è qualcosa che conosco e di cui sono consapevole.
Questa la chiamo consapevolezza e non illusione. Accorgersi che dando, si riceve. Già nel momento stesso. Accorgersi che non ho fatto nulla di così speciale dando e che in fondo, quando il dare è autentico, è un bene per tutti ed è bello per tutti. Quando è autentico appunto. Quando è vero, reale.

Non sto dicendo di non amare gli altri, attenzione.
Sto dicendo di non caricare il proprio amore sulle spalle degli altri (il “lo faccio per te” per intenderci in parole semplici) e di riconoscere anche cosa ne otteniamo noi. Invito a prendere consapevolezza di queste dinamiche spesso sottili.
Se fossimo consapevoli di questo, non esisterebbe il “lo faccio per te“, non esisterebbe il peso di essere amati, l’aspettativa che l’altro mi debba poi ricambiare perché io ho dato.
Quando si “ama troppo“, cioè quando si fa passare per amore un doverismo, un buonismo, un dare per senso di colpa, un dare per interesse (il più delle volte inconsapevole), spesso accade che chi riceve questo falso amore, possa sperimentare un gusto amaro, un senso un po’ strano, anche se non è in grado di vedere e riconoscere consapevolmente l’inganno.
Chi riceve un falso amore (una recita, una menzogna), spesso non è neanche riconoscente (giustamente).
Dietro atti di falso amore, si può percepire l’egoismo.
Dietro il dare inautentico, il bisogno di chi dà, di dare.
C’è una frase che sul tema dare/ricevere dico spesso ai corsi, provocatoriamente, per far cogliere lo squilibrio che c’è dietro l’apprezzare solo il dare:
Dare è bello. Dare è meraviglioso. Quanto egoisti siete, se volete dare solo voi? Lasciate qualche volta anche all’altro il piacere di dare. Imparate a ricevere.” 
Puoi immaginare un mondo dove tutti vogliano dare e nessuno ricevere?
Capisci la disarmonia di quello che viene fatto passare per “troppo amore” o “amare gli altri più di se stessi”?

Senza contare quante volte, mi è capitato di vedere nelle persone, come dietro la propria voglia di dare ci sia invece il bisogno, un forte bisogno. Spesso questo bisogno maschera altro, che può essere ad esempio il bisogno di controllare, bisogno di essere visti, bisogno di essere riconosciuti. Un bisogno frustrato in passato dalle figure significative importanti (mamma e papà nel 90% dei casi).
Un bisogno anche frutto della mancanza di amor proprio.
Il problema si verifica quando questo bisogno viene messo spalle del malcapitato di turno che “deve” ricevere buonismo e falso amore e dare in cambio invece riconoscenza, affetto e amore vero. Perché questa è poi spesso la pretesa inconsapevole di chi, con il proprio falso amore, con il proprio dare inautentico, mendica amore (“con tutto quello che ho fatto per te, ora tu…“).

Per concludere, voglio riportarti una storiella.
“Una storia racconta di un discepolo che è andato dal suo maestro e gli ha domandato: “Mi puoi dire una parola di saggezza? Mi puoi suggerire qualcosa che mi guidi per tutta la vita?”.
Era la giornata del silenzio di quel maestro, e così egli prese un foglio, e scrisse: “Consapevolezza”.
Quando il discepolo vide la parola, disse: “E’ troppo sintetico. Non puoi ampliarlo un pò?”.
Il maestro prese il foglio e scrisse: “Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza”.
Il discepolo replicò: “Va bene, ma cosa significa?”.
Il maestro riprese il foglio e scrisse: “Consapevolezza, consapevolezza, consapevolezza significa… consapevolezza”.” – A. De Mello

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