Non ce la faccio più

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È vero che le paure possono risultare spiacevoli e fastidiose, eppure il malessere è spessissimo caratterizzato dalla staticità derivante dalla mancanza di azione.

Com’è la tua vita?
Stai agendo nella direzione dei tuoi sogni?
Stai lottando per ciò che senti dentro?
Stai andando incontro a ciò che ti fa stare bene?
O hai rinunciato perché…perché…perché…?

Se fosse quest’ultimo il caso, non mi interessano i tuoi perché.
Lo dico davvero. Non mi interessano.
Tienili per te, ti serviranno, ne sono sicuro.
Quando la lista dei “perché ” è tanto lunga, so già che al 99% sono solo delle scuse che ti sei impegnato a trovare per poterle poi usare contro di te. Per questo non mi interessano.
Servono a te, non a me. Non agli altri. Non al mondo. Per cui non tediarci.
Magari avrai sviluppato perfino una teologia, una religione, con delle regole ben precise e strutturate che dicono cosa bisogna fare e non fare nella vita quando ci si trova al posto tuo.
Ah piuttosto! Oggi ci sono così tante belle teorie buoniste e moti New Age che potrebbero aiutarti a convincerti che va davvero tutto bene, che tutto nella tua vita è perfetto così com’è, e che che devi solo vedere tutto bello. Perché è bello. Perché è solo la gioia che conta.
Ti potranno servire anche queste belle teorie, ne sono sicuro. Mettile insieme ai tuoi perché.
Solo che mi dispiace, non le troverai nella mia pagina.
Io amo la verità. La verità di ciò che senti realmente.
Amo anche il pensiero negativo io. Non tutto, no. Non quello della lagna, della critica sterile e irreale.
Non quello dell’autocommiserazione funzionale a restare fermo e non agire perché “tanto andrà tutto male” a prescindere.
Amo quello vero, quello che ti smuove dentro un moto vitale, quello che ti porta a contatto con la triste realtà che la tua vita è una merda, se lo è davvero. Quello che ti spinge ad agire e a cercare la tua vita, non quella che qualcun’altro ha voluto per te. Non quella che la famiglia o la società ti propone. La tua.
Amo quel pensiero negativo che se quello che vedi non ti va bene, ti spinge a inventarti qualcosa di nuovo, di diverso, ad aprire una nuova via. Con un moto di rabbia se necessario.
Ma no, tu hai i tuoi perché. E la rabbia…sia mai!
Tu sai già tutto, hai una risposta per tutto. Forse.
So anche quando ti serviranno tutti quei perché.
Saranno un tesoro per te in tutti quei momenti in cui una vocina interiore, ti dirà che non sei felice, quando sentirai che vorresti una vita diversa e che le cose non vanno bene così come stanno andando e che è arrivato il momento di cambiare.
Ti serviranno quando una vocina dentro di te dirà “basta, non ce la faccio più“.
Ti serviranno tutte le volte in cui qualcuno ti inviterà a cambiare, ad essere felice e a fare la vita che vorresti e proverà a convincerti che è possibile.
Ti serviranno tutte le volte che incontri qualcuno che vive davvero, perché ti farà sentire il fastidio di essere ancora vivo anche tu dentro, e che forse, forse…puoi cambiare davvero.
Ti serviranno per riprovare a spegnere quella scintilla che è dentro di te e che di tanto in tanto, ti fa sapere che è ancora accesa. Nonostante te. Nonostante i tuoi perché.
Ti serviranno per soffocare di nuovo tutto e tornare a “vivere in pace”. Morto dentro e magari col sorriso da ebete fuori.

Spesso le reali impossibilità rispondono a un solo perché, forte e chiaro.

Vivi, agisci e fottitene dei perché.
Te lo dice un pauroso.

P.S. Mi fa piacere se lasci un tuo commento qui sotto e mi fai sapere cosa ne pensi. E se ti fa piacere, condividi pure questo post

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17 pensieri su “Non ce la faccio più

  1. Nulla avviene per caso. Proprio questa mattina stavo parlando con Federica di staticità mancanza di azione, di personalità e di iniziativa.Hai commentato le nostre considerazioni senza saperlo……incredibile.

    1. Ciao Sonia! E il caso non è finito lì, perché poi stranamente proprio quel giorno ho deciso di fare una passeggiata e ho incontrato Mariella che tornava dal lavoro e mi ha raccontato che qualcuno di voi aveva letto il mio post e che era stato nominato!
      A volte la vita riserva sorprese incredibili, oppure possiamo chiamarle “sincronicità” 😃

  2. Purtroppo lasciare la nostra zona di comfort ci condiziona mentalmente. Sono un profondo assertore del pensiero positivo, perché davvero la nostra mente fa miracoli quando ci mettiamo nella condizione di credere davvero in ciò che facciamo. A mio avviso non è importante avere il pensiero positivo, ma piuttosto il “viverlo”, il saperlo attraversare senza paura, senza esitazioni. Solo nei moneti di buio, di vuoto, di solitudine, possiamo rinascere e cogliere l’essenza della felicità.
    Grazie Michele per questo spunto di riflessione

    1. Ciao Andrea!
      I. pensiero positivo è sicuramente e decisamente importante. Credo che poi esista una soglia sottile che delimita il pensiero positivo dall’illusione ed è importante non attraversare quella soglia, non fantasticare, ma restare in contatto con la realtà. Credo che il pensiero negativo possa essere altrettanto importante di quello positivo, anche se so che può sembrare strana o poco intuitiva questa cosa.
      Sono d’accordo con te su quanto dici riguardo il “viverlo”. E’ importante sentirlo il “negativo” (che poi si tratta in fondo di ciò che c’è, che la mente etichetta come negativo).
      Questa è la cosa più importante secondo me, il contatto con ciò che c’è.
      Ciò che c’è ci dà energia, informazioni e se ne può fare tesoro, senza dover distorcere la percezione di quel contatto e raccontarsi o raccontare che ciò che c’è è bello quando non lo si sperimenta come tale. Anche perché, per raccontarsela occorre sconnettersi, non contattare.
      Attraversarlo sì, è l’espressione giusta che mi piace molto, anche perché, l’attraversamento implica un contatto con ciò che c’è, con la verità di ciò che è dentro di sé.
      Un abbraccione e spero a presto!

  3. cosa bisogna fare, quando i tuoi perchè sono chiari, quando sai cosa vorresti, cosa ti farebbe bene, ma quando sai anche che se tu attuassi quello che ti farebbe bene, avresti il mondo intero, contro?
    quando riconosci che le tue necessità vanno contro ogni regola precostituita, perchè avresti bisogno di essere nuovamente sola/ solo, ad affrontare il tuo destino, senza le zavorre che la vita ti ha legato in cintura?
    quando le tue necessità cozzerebbero con tutti gli ordini precostituiti, ( civili, morali, religiosi…) quando sai che se solo potessi manifestare le tue necessità, ti troveresti solo contro tutti?
    e quando, dopo la valutazione, riconosci che non ta le sentiresti di affrontare una lotta così dilaniante?
    E’ facile dire : “ritrovati, riconosci quello che vuoi…”, …è relativamente facile, ma penso che sia veramente difficile mettere in pratica, perchè cisono situazioni esterne che non so quanto dipendano SOLO da noi e dalle nostre scuse, riguardano anche la vita di altre persone, che non si cancellano con un colpo di consapevolezza

    1. Ciao Patrizia, non so qual è il tuo caso, quello che so, è che quando qualcuno ha tanta tanta sete, a volte finisce per pensare di aver bisogno di doversi bere una cisterna d’acqua in un colpo solo…e la cisterna magari non ce l’ha o non riesce a raggiungerla.
      In certi casi, cominciare intanto a cercare di bere un bicchiere d’acqua può cambiare la prospettiva.
      Nella tua vita, intravedi un bicchiere d’acqua?

  4. Ho letto questo in un momento particolare… Dove tutti i miei sforzi x restare a galla sembrano boicottati … Vivo un momento di confusione ciononostante continuo a concentrarmi sul mio obiettivo … Il quale però dovrebbe convergere con un alta persona che in questo momento è incastrata e in difficoltà… Mi sto chiedendo se merita andare avanti in questo obbiettivo o abbandonare la nave prima che affondi… Nel frattempo sto andando avanti con altri piccoli progetti realizzabili … Ma in fondo al cuore non riesco a capire dove mi stia portando questa situazione… Non voglio rinunciare… Ma realmente parlando non dipende tutto da me… E ho paura di incastrarmi e bruciarmi la vita proprio xche non voglio rinunciare a questo sogno …

    1. Ciao Francesca, scusami per il ritardo nella risposta.
      Posso capirti, una delle cose più difficili nel mio percorso è stato il riuscire a discernere quando le difficoltà che incontravo nel percorso rappresentavano una prova da superare o un’indicazione per farmi capire che era il caso di cambiare strada.
      Ritengo ancora oggi questo aspetto uno dei più difficili da comprendere, in quanto credo non ci sia nessuna regola preconfezionata che si possa applicare per orientarsi.
      Personalmente a me la preghiera e il focus nel voler capire quale fosse la mia strada unita all’intenzione di aprirmi a tutto, spesso hano fatto sì che si verificassero poi delle sincronicità che, con il senno di poi devo dire, mi sono state utilissime.
      Anche un percorso con un professionista poi, nei momenti in cui ci resta più difficile ascoltarci, credo possa essere molto utile.
      Ad ogni modo, ti faccio un grosso grosso in bocca al lupo!

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