Brevi considerazioni sul cervello e la percezione della realtà

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 Questo sarà un breve post, come ne farò anche altri in futuro, risparmiandovi di tanto in tanto da quei post chilometrici. E’ mia intenzione qui fare delle semplici riflessioni con l’obiettivo di portare l’attenzione e l’osservazione su certi aspetti, secondo me necessari prima di parlare di “Ricordo di Sé”.
Il cervello è di fatto un sistema eccezionale. Esso provvede a elaborare gli stimoli che riceve dall’esterno, va a confrontarli con quelli simili ricevuti in passato, valuta le re-azioni tenute come conseguenza di questi stimoli (simili), i risultati poi ottenuti e sulla base di tutto ciò, fornisce in uscita il comportamento da tenere, la re-azione da avere.
 Tutto questo lo fa pressoché istantaneamente sulla base delle sue informazioni, schemi ed esperienze passate. Il cervello lavora per associazioni. Questo fa si, che in ogni istante, la macchina biologica (cioè il corpo umano con cui solitamente ci si identifica) può re-agire a una situazione presente confrontandola però con quanto di più simile ha vissuto nel passato. Ma il presente e il passato non sono mai realmente uguali in tutte le loro sfumature. Diventare consapevoli di questo, ci fa capire di quanto una re-azione così originata potrebbe non essere affatto quanto di migliore si possa fare nel presente. Tutto questo, ammesso che nella vita si voglia re-agire, cosa diversa da agire (ma questo è un’altro discorso).
Faccio un esempio per provare a chiarire meglio. Un bambino vede un piccolo cane nero. Supponiamo che il bambino in quel momento non abbia paura del cane, si avvicina con la voglia di accarezzarlo e il cane lo morde. In futuro, quando egli vedrà un altro piccolo cane nero, o magari anche semplicemente un altro cane, cosa starà “vedendo”? Cosa gli “dirà” il suo cervello, magari solo inconsciamente (può anche aver rimosso l’esperienza)? Starà realmente vedendo il cane che ha di fronte per quello che è o starà “vedendo” il passato? Magari potrebbe trovarsi di fronte il cane più buono del mondo in quel momento, un cane che non morderà mai a nessuno, ma lui ha paura di essere morso. Perché? Da dove nasce questa paura? La risposta va secondo me ricercata nella realtà illusoria (quindi soggettiva) da lui percepita.
Elaborazioni fatte solo sulla base del passato (il cervello non può fare altrimenti), per confronti, impediscono di vedere la Realtà presente per quella che essa realmente è. La più logica conclusione che ne deriva da queste riflessioni è che se si pretende di osservare e valutare la realtà solo affidandoci all’intelletto, incorreremmo solo in errori, sfuggendoci di fatto ogni volta ciò che realmente ci troviamo di fronte, ciò che realmente stiamo vivendo.
Ovviamente l’intelletto nel corpo umano si integra con le emozioni, con il corpo fisico e i suoi istinti, ma è importante intanto secondo me osservare ciò che l’intelletto è in grado di fare o non fare, ciò che può fare meglio e ciò che invece non è proprio di sua competenza, è importante capire in quali situazioni ce ne possiamo servire e in quali invece non ci è di alcuna utilità.
Lascia pure il tuo commento, mi fa piacere sapere cosa ne pensi, grazie!
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7 pensieri su “Brevi considerazioni sul cervello e la percezione della realtà

  1. In che modo possiamo non servirci dell’intelletto? Esiste un modo per evitare che le nostre azioni siano influenzate da ciò che abbiamo vissuto in passato? Basta la meditazione?

  2. Ciao Federica,
    diciamo che l’intelletto ce lo abbiamo ed è bene in generale servirsi per l’intelletto, ma è bene servirsi dell’intelletto per quelle che sono le funzioni che gli sono proprie, le funzioni per cui è preposto. Non gli si può e non gli si deve chiedere altro. Quindi non dobbiamo liberarcene a tutti i costi per ogni cosa. Dobbiamo invece capire quali sono le sue funzioni, per cosa è bene usarlo e per cosa invece va usato altro. Il modo per capire tutto questo? In questo consiste il “lavoro” interiore di conoscere se stessi. E’ il “lavoro” spirituale, fatto di tanta pratica oltre alla teoria. E’ mia intenzione parlarne nel blog in seguito di tutti questi aspetti.
    Esiste si uno stato, più che un modo, per evitare che le nostre azioni siano influenzate da ciò che abbiamo vissuto in passato. Raggiungere questo stato è l’obiettivo del lavoro spirituale. Ci sono tante tecniche che ci portano verso quello stato, quindi a liberarci del passato (e del futuro), la meditazione è una di queste.
    Se basta la meditazione? La mia risposta è no, è su più fronti che occorre lavorare, la meditazione è comunque una pratica importantissima ed utilissima, ma da sola, secondo me, non basta.

  3. Ciao Michele,
    avrei piacere di condividere con te e con chi segue il blog alcune mie riflessioni sul tema da te trattato.
    Io credo che la parte del cervello che valuta il presente sulla base del passato vada “educata” ed “utilizzata” in maniera opportuna. I suoi vantaggi li ha, è si poco “precisa” ma una re-azione è sicuramente più rapida di un’azione frutto di riflessione, e in alcuni casi la rapidità è di fondamentale importanza!
    I problemi a mio avviso nascono quando le re-azioni ci limitano nei comportamenti, quando insomma non ci permettono di comportarci come vorremmo.
    Questa parte del cervello la abbiamo e non possiamo eliminarla, tocca quindi imparare a utilizzarla nella maniera più opportuna. Ma prima di imparare ad utilizzarla se ne deve diventare consapevoli.
    Io personalmente ricorro alla meditazione per cercare di capire il funzionamento di questa parte di cervello, per sviluppare poi quella che nel mondo della spiritualità credo venga chiamata consapevolezza ( come si capisce la spiritualità non è il mio forte… ).
    Mi complimento per il blog ( un gran bel passo avanti ) e per gli articoli che hai scritto fino ad oggi ( molto stimolanti ), continua così!

    Stefano

  4. Ciao Stefano,
    grazie per la tua condivisione, mi trovi sostanzialmente d’accordo con quanto dici.
    L’unico punto delicato su cui bisogna secondo me stare molto attenti e che richiede molto molto lavoro interiore prima di poter discernere senza cadere in errore, è questo:
    “I problemi a mio avviso nascono quando le re-azioni ci limitano nei comportamenti, quando insomma non ci permettono di comportarci come vorremmo.”
    Per poter “filtrare” (diciamo così) le re-azioni, dando espressione solo a quelle che non ci impediscano di comportarci come vorremmo, dovremmo innanzitutto sapere come veramente NOI vorremmo comportarci, dovremmo quindi conoscerci nel profondo. E su questo il lavoro di meditazione e consapevolezza che stai facendo aiuta molto, perché bisogna capire cosa nei nostri comportamenti viene da NOI veramente e cosa no. Cosa viene dal di fuori, da pulsioni inferiori, da condizionamento etc.
    Le re-azioni poi secondo la mia comprensione attuale sono da limitarsi quasi esclusivamente (o forse esclusivamente) al livello motorio, per il resto è bene che ciò che ci muova sia l’azione e non la re-azione.
    Grazie per i complimenti e speriamo che gli articoli che scriverò in futuro siano almeno all’altezza di quelli scritti fino ad oggi 😀

  5. A proposito di re-azioni, c’è una pratica buddista tibetana che lavora sul nostro “attimo di caduta” nello shenpa. Appunto Shenpa si chiama la pratica, si tratta proprio di una tecnica, un lavoro (profondo) che rende consapevoli dell’attimo in cui scatta la nostra reazione e nelle circostanze più dure.
    Generalmente viene applicato sui momenti in cui diventiamo aggressivi per difesa – reazione e capirete che è davvero dura all’inizio! Ma con alcuni piccoli accorgimenti e tanta pazienza amorevole verso noi stessi (e le nostre debolezze) è davvero efficace. La tua frase “dovremmo quindi conoscerci nel profondo” mi ha riportato alla mente il seminario e i mesi successivi alla pratica buddista.

  6. “La nostra mente è un contenitore, ogni giorno si riempie di nozioni, eventi, impressioni e tante cose inutili, spesso dannose perché rischiano di trasformarsi in atteggiamenti mentali …

    Molte disarmonie umane contemporanee dipendono dalla mancanza di una vera e propria igiene mentale.

    Come uno specchio la nostra mente lentamente si ricopre di polvere e il rischio è di non accorgerci di quanto sta avvenendo.
    Ogni giorno si deposita polvere che non permette di vedere con chiarezza la realtà alla nostra coscienza, così nascono i condizionamenti.”

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