Percezione della realtà, oggettività, soggettività e…sofferenza

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Che sapore ha un pomodoro rosso?
 Se prendiamo un pomodoro rosso e lo osserviamo, probabilmente siamo tutti pronti ad affermare la sua oggettività, di fronte a cui non si può discutere. Ne potremmo fare le analisi chimiche e otterremmo certi risultati, in maniera scientifica, ripetibile. Di fronte a questo, ci si convince ancora di più dell’oggettività del pomodoro. Ma è realmente così oggettivo il pomodoro? E se si, cosa è oggettivo? Chi è oggettivo?
Sull’oggettività del colore, se parlassimo con un daltonico, ci accorgeremmo subito di avere qualche problemino nello spiegargli come noi vediamo il rosso del pomodoro e su questo credo siamo abbastanza d’accordo. Eppure la lunghezza d’onda del colore rosso è oggettiva, è scientifica ed è nel range 621÷680 nm. Il problema nasce invece quando crediamo che, a parte i daltonici, tutti gli altri esseri umani, vedano il colore rosso per quello che è, tutti alla stessa identica maniera. Isac Newton già nel 1672, affermò nettamente e senza equivoci che il colore è una percezione soggettiva, causata da uno stimolo oggettivo. Se poi volessimo approfondire meglio la questione della soggettività del colore (invito a farlo ma non è mia intenzione particolare in questo post), credo che con qualche lettura e riflessione, non avremmo molta difficoltà nel renderci conto che anche il colore del pomodoro viene percepito diversamente da diverse persone. Quanto diversamente? Difficile dirlo, o meglio, io credo impossibile dirlo con esattezza.
Ma torniamo al sapore del pomodoro. Provate per un attimo ad immaginare di dover spiegare che sapore ha un pomodoro a chi non ne ha mai assaggiato uno in vita sua.
Qualunque parola userete, quanto a lungo voi vogliate parlare, non riuscirete mai a rendere l’esatta idea, del reale sapore del pomodoro. L’unica possibilità che vi resta, sarà quella di prendere un pomodoro e di farglielo assaggiare. Solo allora l’altra persona “saprà” che sapore ha un pomodoro.
Fermi un attimo, siamo veramente sicuri che solo dopo avelo assaggiato, si saprà realmente che sapore ha un pomodoro?
Supponiamo che voi siate pronti ad affermare che il pomodoro ha un sapore delizioso, squisito e sublime, l’altra persona invece, subito dopo averlo assaggiato timidamente con un morso, immediatamente, con disprezzo, fa finire il pomodoro nel secchio dell’immondizia affermando che il pomodoro ha un sapore disgustoso. Cosa è successo? Cosa significano allora delizioso, squisito, sublime, disgustoso? Cosa o chi è delizioso, squisito, sublime o disgustoso? E’ forse il pomodoro? Siamo noi? O è la nostra percezione del pomodoro? Hanno forse qualcosa in comune tutte queste parole visto che in comune, hanno l’oggetto verso cui sono state rivolte: il pomodoro? E se nulla hanno in comune, vuole dire che te e l’altra persona, di fronte a qualcosa che forse entrambi eravate  pronti a ritenere oggettivo, abbiate sperimentato di fatto realtà diverse? Qual è la Vera realtà del pomodoro? Com’è allora il pomodoro e che sapore ha il pomodoro? Ovviamente quanto si sta notando sul pomodoro per quanto riguarda i sensi della vista e del gusto, può essere notato per ogni oggetto e situazione anche per tutti gli altri sensi.
Cosa significano realmente per ognuno di noi le parole delizioso, squisito, sublime e disgustoso? E ogni parola che usiamo, cosa significa? Ha questa lo stesso significato anche per tutti gli altri esseri umani con cui comunichiamo o meglio, con cui crediamo comunicare, consentitemi, con almeno un pizzico di illusione?
Per cercare di capire meglio, dovremo fare un passo indietro, abbastanza indietro e andare ad osservare come abbiamo imparato le parole e così il linguaggio. Prendiamo ad esempio la parola rabbia.
In tutte le situazioni in cui una mamma, proverà rabbia, dirà questa parola per far si che il bambino crei le sue associazioni. Più in là negli anni, magari spiegherà al suo bambino che la rabbia è quell’emozione che si prova in certe determinate situazioni, così, pian piano il bambino “imparerà”. Ma siamo sicuri che la mamma e il bambino nella stessa situazione vivano le stesse identiche emozioni, con le stesse “sfumature”, così che il bambino possa imparare perfettamente cosa veramente significhi la parola rabbia? Sennò, cosa imparerà il bambino? Difficile dirlo, o meglio, anche qui io credo che sia impossibile dirlo con esattezza.
Osservando bene, accade più o meno spesso, che, di fronte ad una determinata situazione, qualunque essa sia, le persone re-agiscono in maniera diversa. In alcuni casi, sembra che queste vivano quella determinata situazione in maniera molto diversa dalla nostra. Questi, sono i tipici casi in cui probabilmente noi affermiamo di non capire gli altri, o che gli altri non ci capiscono. In altri casi invece, può accadere che ci illudiamo che le persone ci capiscano o ancora peggio, ci illudiamo in base magari alle poche parole dette da un’altra persona, di capire quello che gli altri provano e stanno vivendo, quando invece l’unica cosa che forse comprendiamo (e anche qui ho dei seri dubbi) è ciò che avremmo vissuto e provato noi nella situazione dell’altro, cosa davvero ben diversa da ciò che l’altro sta vivendo e provando in quella stessa situazione.
Ma allora, dov’è l’oggettività del pomodoro? Qual è il suo vero colore? Quale il suo sapore? E così, estrapolando, cosa è oggettivo e cosa è soggettivo nel mondo, o in tutto ciò che esiste se, messi di fronte alle stesse realtà, scientifiche, basta introiettarle, per cadere immediatamente, a tutti i livelli, nella soggettività? Cos’è allora la realtà? Esiste una realtà unica?

“Se vuoi cambiare il mondo, cambia te stesso”

M. Gandhi

Non so a voi, ma a me è capitato nel corso del tempo, che cibi che non mi piacevano affatto in passato, sono poi diventati un bel giorno, riassaggiandoli, buoni. E questo è successo per diversi alimenti. Cosa è cambiato? Chi è cambiato?
Anche per alcune situazioni esteriori è accaduto qualcosa di analogo. Situazioni che ad esempio in passato facevano nascere dentro di me un certo tipo di emozione, con il passare del tempo, l’emozione associata, era divenuta diversa, o in alcuni casi, non c’era più. Cosa è cambiato allora? Chi è cambiato? Eppure la realtà nei fatti era sostanzialmente la stessa. E se il mondo che noi viviamo, sperimentiamo, è funzione del nostro essere, è funzione di ciò che accade all’interno di noi, una volta che viene “introiettata” la realtà oggettiva, cosa dovremmo fare per cambiare il mondo?
Concludo lasciandovi un collegamento tra la realtà e la sofferenza, così che ognuno possa rifletterci e osservarsi focalizzandosi su questi aspetti.

“Fratelli, so che la vostra attenzione è imprigionata nel mondo immaginario del vostro pensiero.
Fratelli, so che guardare dentro voi stessi richiede uno sforzo di volontà.
Fratelli, fate lo sforzo di guardare dentro voi stessi.
Fratelli, facendo lo sforzo di guardare dentro voi stessi vi libererete dai fantasmi del vostro pensiero.
Allora la vostra attenzione potrà rivolgersi alla realtà che vi circonda ed essa si rivelerà a voi in tutta la su bellezza e la sua gioia.
Scoprirete che nella realtà non vi è sofferenza: la sofferenza è soltanto nel vostro pensiero.”

Siddharta Gautama Sakyamuni detto il Buddha

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3 pensieri su “Percezione della realtà, oggettività, soggettività e…sofferenza

  1. La realtà non esiste

    Se tutto quello che noi consideriamo concreto non è altro che una realtà secondaria, così come ciò che esiste è ologramma espresso in frequenze così come il nostro cervello, cosa è allora la realtà oggettiva?

    La risposta a questo quesito diventa adesso scontata: la realtà non esiste.

    Il mondo materiale è una illusione, ci illudiamo di essere entità fisiche in movimento in un mondo altrettanto fisico, ma anche questa è illusione.

    Siamo soltanto dei puri e semplici “ricevitori”, abituati ad estrarre frequenze da un immenso ologramma trasformandole in realtà apparente; siamo in pratica gli abitanti di uno dei tanti miliardi di mondi esistenti all’interno del super ologramma che sta alla base di tutto.

    Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza; al contrario, sarebbe la coscienza a creare l’illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi.

    Il mondo cos’ come lo percepiamo, è quindi vero, oppure si tratta di una proiezione tridimensionale di una realtà relativa?

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